QUELLE TONNELLATE DI CIBO SPRECATO DEVONO FARCI VERGOGNARE
Anche l'ltalia è tra i Paesi spreconi: nel 2010 sono stati
buttati alimenti per 11 miliardi di euro.
Un terzo degli alimenti prodotti
nel mondo ogni anno viene buttato. Siamo ossessionati dal superfluo. E per
uscirne occorre ripensare la società, ritrovando i valori più veri.
Mentre con enorme fatica il Banco
Alimentare, la Caritas, svariate associazioni di volontariato e l'Opera San
Francesco cercano di inventarsi incontri e giornate per "portare a
casa" (come dicevano i nostri vecchi) qualcosa da mettere sotto i denti,
nel Libro Nero della FAO leggiamo che sprechiamo un terzo del cibo prodotto nel
pianeta. Tanto per intenderci: circa 1,3 miliardi di tonnellate l'anno.
Solo in Italia, nel 2010, si sono
bruciati oltre 11 miliardi di euro di prodotti alimentari ancora consumabili.
Basti l'esempio della produzione agricola rimasta a marcire nei campi o sotto
gli alberi: il 3,2 per cento dell'intera produzione.
Per andare, invece, in Europa, lo
spreco è di circa 90 milioni di tonnellate, pari a circa 179 chilogrammi di
cibo gettato pro capite.
Davanti a questi numeri lo
sconcerto, per noi poveretti e gente che conta poco, è totale. Anche perché, in
questo caso, non possiamo urlare contro i governi, i partiti mangiasoldi e
brontolamenti vari. I 179 chili di cibo buttato pro capite ci inchiodano e
umiliano. Siamo noi a fare questi disastri. Dovremo ringraziare la crisi se nei
piatti lasceremo meno avanzi e se i carrelli negli ipermercati saranno meno
strapieni? O, finalmente, la coscienza, il senso comune, l'educazione
alimentare, i capricci meno accontentati, avranno il sopravvento? La visione
distorta della società che si misura su quanto hai di superfluo, ossessionata
più dall'avere che dall'essere (come scriveva ai tempi il sociologo tedesco
Erich Fromm), procura squilibri mondiali sempre più drammatici ed
economicamente inspiegabili. Passare dall'accumulo, dal bisogno di possedere
alla ricerca di punti forti, essenziali, socialmente intelligenti e utili, non
sarà facile. Siamo tutti noi che dobbiamo cambiare mentalità.
Il sociologo Zygmunt Bauman ha
inventato la cosiddetta "società liquida". Noi, invece, la sentiamo
già liquefatta, senza punti di riferimento, senza valori, senza quel minimo di
solidarietà che dia significato allo stare insieme. Non vorrei, da ingenuo, che
questi numeri fossero riferiti solo agli sprechi agroalimentari. Se a questi
aggiungessimo sprechi di altro tipo, meno legati al pane e al piatto caldo,
credo che lo sconcerto diverrebbe rivoluzione. Posso, per esempio, citare i due
milioni e mezzo di euro che spendiamo ogni giorno per le missioni militari,
totalmente inutili e causa di una cinquantina di morti? Per carità di politica
non ne capisco niente, ma non credo che i nostri politici di politica ne
capiscano più di me.
Articolo di Don Antonio Mazzi
Nessun commento:
Posta un commento