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lunedì 26 novembre 2012

[Pillole] QUELLE TONNELLATE DI CIBO SPRECATO DEVONO FARCI VERGOGNARE


QUELLE TONNELLATE DI CIBO SPRECATO DEVONO FARCI VERGOGNARE

Anche l'ltalia è tra i Paesi spreconi: nel 2010 sono stati buttati alimenti per 11 miliardi di euro.

Un terzo degli alimenti prodotti nel mondo ogni anno viene buttato. Siamo ossessionati dal superfluo. E per uscirne occorre ripensare la società, ritrovando i valori più veri.




Mentre con enorme fatica il Banco Alimentare, la Caritas, svariate associazioni di volontariato e l'Opera San Francesco cercano di inventarsi incontri e giornate per "portare a casa" (come dicevano i nostri vecchi) qualcosa da mettere sotto i denti, nel Libro Nero della FAO leggiamo che sprechiamo un terzo del cibo prodotto nel pianeta. Tanto per intenderci: circa 1,3 miliardi di tonnellate l'anno.
Solo in Italia, nel 2010, si sono bruciati oltre 11 miliardi di euro di prodotti alimentari ancora consumabili. Basti l'esempio della produzione agricola rimasta a marcire nei campi o sotto gli alberi: il 3,2 per cento dell'intera produzione.
Per andare, invece, in Europa, lo spreco è di circa 90 milioni di tonnellate, pari a circa 179 chilogrammi di cibo gettato pro capite.
Davanti a questi numeri lo sconcerto, per noi poveretti e gente che conta poco, è totale. Anche perché, in questo caso, non possiamo urlare contro i governi, i partiti mangiasoldi e brontolamenti vari. I 179 chili di cibo buttato pro capite ci inchiodano e umiliano. Siamo noi a fare questi disastri. Dovremo ringraziare la crisi se nei piatti lasceremo meno avanzi e se i carrelli negli ipermercati saranno meno strapieni? O, finalmente, la coscienza, il senso comune, l'educazione alimentare, i capricci meno accontentati, avranno il sopravvento? La visione distorta della società che si misura su quanto hai di superfluo, ossessionata più dall'avere che dall'essere (come scriveva ai tempi il sociologo tedesco Erich Fromm), procura squilibri mondiali sempre più drammatici ed economicamente inspiegabili. Passare dall'accumulo, dal bisogno di possedere alla ricerca di punti forti, essenziali, socialmente intelligenti e utili, non sarà facile. Siamo tutti noi che dobbiamo cambiare mentalità.
Il sociologo Zygmunt Bauman ha inventato la cosiddetta "società liquida". Noi, invece, la sentiamo già liquefatta, senza punti di riferimento, senza valori, senza quel minimo di solidarietà che dia significato allo stare insieme. Non vorrei, da ingenuo, che questi numeri fossero riferiti solo agli sprechi agroalimentari. Se a questi aggiungessimo sprechi di altro tipo, meno legati al pane e al piatto caldo, credo che lo sconcerto diverrebbe rivoluzione. Posso, per esempio, citare i due milioni e mezzo di euro che spendiamo ogni giorno per le missioni militari, totalmente inutili e causa di una cinquantina di morti? Per carità di politica non ne capisco niente, ma non credo che i nostri politici di politica ne capiscano più di me.

Articolo di Don Antonio Mazzi

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